Anche quest’anno, nelle nostre scuole, è in crescita il numero di alunni con cittadinanza non italiana. Se nel 2007/2008, i figli di stranieri rappresentavano il 6,4% del totale nazionale degli iscritti, per l’anno appena iniziato si prevede di arrivare oltre il 7%. Nelle scuole primarie e secondarie di I grado (elementari e medie) della capitale si raggiunge il 9% di stranieri, con un gran numero di figli di cosiddetta “seconda generazione”, ovvero nati qui in Italia, ma da genitori con cittadinanza non italiana.
Ma quanti saranno, quest’anno, gli alunni stranieri nelle aule del nostro municipio?
Ma quanti saranno, quest’anno, gli alunni stranieri nelle aule del nostro municipio?
Abbiamo fatto un’inchiesta nelle scuole elementari e medie presenti nel nostro quartiere. Non essendo ancora pronti i dati ufficiali che gli istituti scolastici inviano ogni anno al Ministero, è stato possibile effettuare quest’inchiesta solo grazie alla grande disponibilità di presidi, direttrici e personale scolastico che, nonostante il caos dei primi giorni di scuola, ci hanno gentilmente dato attenzione. Il risultato è dunque orientativo e suscettibile di imprecisioni.
Come ci si poteva aspettare, il territorio del XVII municipio è diviso in due parti. Nelle scuole di Prati e Delle Vittorie la percentuale media dei ragazzi stranieri non supera il 5% degli iscritti. Altro discorso invece in quello che risulta essere il cuore multietnico del municipio, il Trionfale, con stime che raggiungono il 15% degli alunni totali nel triangolo Vico-Ariosto-Cairoli. Una percentuale irrilevante è quella della scuola "G. Leopardi" (1-2%), che si riferisce in particolare ai pochi figli di colf e governanti, per lo più di nazionalità filippina.
La maggior parte di questi alunni stranieri provengono dal Sud America (Ecuador, Perù), dalle Filippine, dalla Cina e dai paesi dell’Est Europa, e la metà circa sono nati in Italia (ma il dato è destinato a crescere). L’unico bambino nomade iscritto alla Pistelli nel 2007/2008 non si è ripresentato quest’anno. In certi periodi (ad esempio a Natale), la Cairoli e la Pistelli accolgono temporaneamente i bambini provenienti dal circo di piazzale Clodio.
In tutti gli istituti, a prescindere dal numero degli iscritti, sono organizzati corsi di alfabetizzazione (italiano L2): la lingua resta infatti il principale ostacolo alla riuscita scolastica, spesso perché nelle rispettive famiglie non si parla italiano. Ci spiega la preside dell’Istituto "G. Belli" che il più delle volte si assiste a due situazioni estreme: ragazzi molto bravi in italiano oppure con grandissime difficoltà dovute soprattutto alla poca voglia di stare nel nostro Paese.
Ma non mancano attività extrascolastiche. Alla scuola elementare "Cairoli" – dove, come si vede dalla tabella, la percentuale è alta – l’anno scorso è stato messo in scena uno spettacolo teatrale interculturale ispirato al Giro del mondo in ottanta giorni, che ha coinvolto tutti i bambini, italiani e stranieri. E per quest’anno sono previste altre iniziative, anche se con i tagli della riforma e l’introduzione del maestro unico sarà più difficile per gli insegnanti trovare tempo e spazio per queste attività “non tradizionali” da un punto di vista scolastico.
La mensa è naturalmente differenziata e rispettosa delle varie culture. Grande entusiasmo hanno riscosso ovunque (soprattutto, ci dicono, tra gli scolari italiani) le mense etniche, che hanno dato vita a ulteriori esperimenti culinari: una mamma cinese, ad esempio, per un giorno dietro la cattedra, ha insegnato a genitori, figli e maestre i segreti degli involtini primavera! Di recente, l’assessore alle Politiche scolastiche del Comune di Roma, Laura Marsilio, ha deciso di interrompere le forse troppo “veltroniane” mense etniche e ha auspicato che il ministro Gelmini metta un tetto massimo di 5 studenti stranieri per ogni classe. Premesso che la composizione delle classi è competenza di ogni singolo istituto (grazie all’autonomia scolastica), in ogni modo ci sembra che, almeno nel nostro quartiere, già da anni il buon senso di presidi e direttrici scolastiche provveda a distribuire in maniera intelligente gli alunni non italiani fra le varie aule. Ma soprattutto ci domandiamo come sia possibile riuscire ad attuare un tale provvedimento in alcuni quartieri della capitale (non il nostro, per il momento), dove già adesso la metà degli iscritti sono figli di cittadini non italiani e per i quali, irregolari e non, la scuola dell’obbligo è per legge un diritto (D.P.R. 349/99 - Regolamento recante norme di attuazione del testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero – D. Lgs. 286/98). Così come la libera scelta da parte dei genitori di iscrivere i propri figli dove desiderano.
(Matteo Stefanori)
Come ci si poteva aspettare, il territorio del XVII municipio è diviso in due parti. Nelle scuole di Prati e Delle Vittorie la percentuale media dei ragazzi stranieri non supera il 5% degli iscritti. Altro discorso invece in quello che risulta essere il cuore multietnico del municipio, il Trionfale, con stime che raggiungono il 15% degli alunni totali nel triangolo Vico-Ariosto-Cairoli. Una percentuale irrilevante è quella della scuola "G. Leopardi" (1-2%), che si riferisce in particolare ai pochi figli di colf e governanti, per lo più di nazionalità filippina.
La maggior parte di questi alunni stranieri provengono dal Sud America (Ecuador, Perù), dalle Filippine, dalla Cina e dai paesi dell’Est Europa, e la metà circa sono nati in Italia (ma il dato è destinato a crescere). L’unico bambino nomade iscritto alla Pistelli nel 2007/2008 non si è ripresentato quest’anno. In certi periodi (ad esempio a Natale), la Cairoli e la Pistelli accolgono temporaneamente i bambini provenienti dal circo di piazzale Clodio.
In tutti gli istituti, a prescindere dal numero degli iscritti, sono organizzati corsi di alfabetizzazione (italiano L2): la lingua resta infatti il principale ostacolo alla riuscita scolastica, spesso perché nelle rispettive famiglie non si parla italiano. Ci spiega la preside dell’Istituto "G. Belli" che il più delle volte si assiste a due situazioni estreme: ragazzi molto bravi in italiano oppure con grandissime difficoltà dovute soprattutto alla poca voglia di stare nel nostro Paese.
Ma non mancano attività extrascolastiche. Alla scuola elementare "Cairoli" – dove, come si vede dalla tabella, la percentuale è alta – l’anno scorso è stato messo in scena uno spettacolo teatrale interculturale ispirato al Giro del mondo in ottanta giorni, che ha coinvolto tutti i bambini, italiani e stranieri. E per quest’anno sono previste altre iniziative, anche se con i tagli della riforma e l’introduzione del maestro unico sarà più difficile per gli insegnanti trovare tempo e spazio per queste attività “non tradizionali” da un punto di vista scolastico.
La mensa è naturalmente differenziata e rispettosa delle varie culture. Grande entusiasmo hanno riscosso ovunque (soprattutto, ci dicono, tra gli scolari italiani) le mense etniche, che hanno dato vita a ulteriori esperimenti culinari: una mamma cinese, ad esempio, per un giorno dietro la cattedra, ha insegnato a genitori, figli e maestre i segreti degli involtini primavera! Di recente, l’assessore alle Politiche scolastiche del Comune di Roma, Laura Marsilio, ha deciso di interrompere le forse troppo “veltroniane” mense etniche e ha auspicato che il ministro Gelmini metta un tetto massimo di 5 studenti stranieri per ogni classe. Premesso che la composizione delle classi è competenza di ogni singolo istituto (grazie all’autonomia scolastica), in ogni modo ci sembra che, almeno nel nostro quartiere, già da anni il buon senso di presidi e direttrici scolastiche provveda a distribuire in maniera intelligente gli alunni non italiani fra le varie aule. Ma soprattutto ci domandiamo come sia possibile riuscire ad attuare un tale provvedimento in alcuni quartieri della capitale (non il nostro, per il momento), dove già adesso la metà degli iscritti sono figli di cittadini non italiani e per i quali, irregolari e non, la scuola dell’obbligo è per legge un diritto (D.P.R. 349/99 - Regolamento recante norme di attuazione del testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero – D. Lgs. 286/98). Così come la libera scelta da parte dei genitori di iscrivere i propri figli dove desiderano.
(Matteo Stefanori)
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